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Lampião, il Cangaço e il Sertão
Tra le figure che hanno grande fama a Bahia vi è quella, quasi leggendaria, del “Cangaceiro Lampião”. La figura del cangaceiro viene conosciuta per la prima volta in Europa grazie ad un famoso film di Lima Barreto “O Cangaceiro”. Premiato al Festival di Cannes nel 1953, lancia una canzone che verrà cantata per molti anni: “Mulher Rendeira”.
Il cangaceiro con il suo abbigliamento caratterizzato dal cuoio e dalle numerose cartucciere a tracolla, dal tipico cappello a mo’ di feluca aperta, riccamente ricamato con croci, è parte integrante del Nord-Est e del Sertão. Tra le cinque regioni che compongono il Brasile, quella del Nord-Est, svolge il ruolo del meridione italiano: la più povera, ma con grandi tradizioni culturali e folcloristiche. Il “Nordeste” è a sua volta diviso in due grandi zone, una fascia litoranea e una grande area interna chiamata Sertão. Quest’ultimo è di grandi dimensioni: circa 300 mila chilometri quadrati, poco meno dell’Italia, caratterizzati da un clima arido e da una vegetazione particolare chiamata “Caatinga”. Il Sertão è soggetto a siccità periodiche, che trasformano la rada vegetazione della “Caatinga” in una sorta di paesaggio lunare. La zona è poverissima, dominata dal grande latifondo e abitata dai sertanejos, un incrocio tra indios e portoghesi dalla proverbiale resistenza al lavoro e alle dure condizioni ambientali. In questa realtà compaiono i Cangaçeiros: mezzi banditi, mezzi ribelli che percorrono le immense distese semidesertiche del Sertão vivendo di assalti e dell’occupazione momentanea di piccoli villaggi. Fenomeno questo sempre esistito ma che ha particolare sviluppo negli anni che vanno dal 1870 al 1940. Forse anche perché negli anni Settanta del secolo scorso vi fu nella zona una siccità che durò tre anni, riducendo le popolazioni alla disperazione e facendo iniziare quel fenomeno periodico, che dura ancora oggi, dell’emigrazione di consistenti fette di popolazione dal Nordeste verso l’Amazzonia, la costa e le regioni meridionali di São Paulo.
È in mezzo alle lotte dei Cangaçeiros, alle predicazioni dei vari santoni o fanatici religiosi tipo Antonio Conselheiro(v) e i Canudos(v), alla durissima vita dei lavoratori nelle grandi proprietà agricole che nasce nel 1900 Virgulino Ferreira Da Silva, conosciuto con il soprannome di Lampião. Appellativo che si guadagnerà, dice la leggenda, perché durante uno scontro con la polizia il suo fucile sparava così tanto da fare tanta luce come un lampione. Fisicamente era del tipo classico del Sertanejo, piccolo e magro, ma forte e resistentissimo, capelli lisci lasciati lunghi in segno di lutto per la morte di un familiare. Sapeva scrivere correttamente e suonava qualche strumento musicale tanto che si dice sia sua la musica della famosa canzone “Mulher Rendeira”.
Carattere forte e deciso possedeva tutte le doti necessarie ad esercitare non solo il comando ma anche una forte leadership su chi gli stava vicino e sull’ambiente sertanejo. Fu infatti il cangaceiro che durò di più, diciannove anni di cui diciassette come capo indiscusso. Logicamente la tradizione popolare lo fa entrare nel Cangaço perché avrebbe avuto la vita distrutta dal solito cattivo che gli avrebbe ucciso il padre. Sembra che le cose stiano diversamente e che Virgulino sia approdato alla condizione di bandito-ribelle per una delle faide tra famiglie tanto diffuse nel Sertão. Certo è che in pochi anni diventò capo di una banda che arrivò a contare quasi duecento elementi. La leggenda di Lampião, diffusa dai cantastorie e tramandata nella letteratura popolare, è quella di un personaggio che percorre immensi territori rubando, mostrandosi generoso, uccidendo con barbarica ferocia.
La saga si sviluppa nelle sue scorribande, nelle sue fughe dagli accerchiamenti della polizia, nei suoi amori, fino all’incontro con Maria Bonita, la bella compagna che lo seguirà fino alla morte. Vi è un momento in cui le autorità arrivano ad assoldarlo contro la “Colonna Prestes”, un forte gruppo di giovani ufficiali che scorrazzava per il Brasile dopo un fallito golpe militare. Ma una volta armato con nuovi fucili e molte munizioni, Lampião si guardò bene dal farsi coinvolgere in vicende a lui estranee, usando però i gradi e la divisa di capitano che gli era stata concessa, per il resto della sua vita.
La fine di Lampião nella zona montagnosa di Angico, nello Stato del Sergipè è avvolta nel mistero. Era un luogo da lui ben conosciuto, per esservisi rifugiato nel passato, e di accesso molto difficile. È per questo che la versione ufficiale che ne dette la polizia è scarsamente credibile. Non vi fu uno scontro a fuoco ma, più probabilmente, Lampião fu avvelenato da un traditore che consegnò lui, Maria Bonita ed altri nove cangaceiro alla polizia che li stava inseguendo da vent’anni. Una fine simile a quella del nostro bandito Giuliano.
Le teste del cangaceiro e delle due donne, furono tagliate e messe sotto spirito. Dopo essere state esposte durante tutto il viaggio finirono a Salvador, qui rimasero per trent’anni nell’“Istituto Medico-Legal Nina Rodrigues” alla vista dei curiosi.
Finalmente un pietoso governatore dette loro sepoltura.
Merita ricordare che la moglie di Corisco, un suo famoso luogotenente,  Dadá, sopravvisse e abitò fino a pochi anni fa a Bahia, dove nel 1989 il Consiglio Comunale le ha concesso il titolo onorifico di Cittadina di Salvador come segno di stima e simpatia.

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